Vino condiviso, Gowine e Live Wine: se la degustazione non è solo bere vino

“Ti piace andare alle degustazioni vero?”
“Sì…”
“Perché ti piace il vino. Il buon vino.”
“Non solo. Non solo.”

E allora perché andarci? Se c’è una cosa che ho imparato diventando sommelier AIS è che dietro a un vino esiste una storia fatta di persone e sentimenti, che dopo anni di lavoro vive racchiusa in una bottiglia. Incontrare chi questa storia la fa e farsela raccontare sorseggiando il frutto di tanta passione non ha prezzo. Se lo si riesce a fare a “casa loro”, in cantina, tanto meglio, ma viva gli eventi di degustazione che i produttori te li portano faccia a faccia.

Così settimana scorsa, nel giro di pochi giorni ho raccolto tante testimonianze di coraggio, storie di famiglia e voglia di innovare.

Barbaresco Valeirano - La SpinettaHo iniziato con Vino condiviso, interessante iniziativa dell’enoteca sotto casa William’s café per condividere tra amici una bottiglia di alto livello che magari da solo non ti compreresti. Così Davide ci ha introdotto ai segreti della cantina La spinetta portando all’assaggio un Barbaresco Valeirano 2012 (vino robusto con potenziale di invecchiamento fino ai 30 anni, tante note speziate e fruttate) e un Moscato d’Asti Bricco Quaglia (che fa del finale fresco il suo punto di forza). Queste le due anime di una storia di famiglia che in pochi anni sono passati dal solo Moscato alla produzione di Barbaresco, Barbera e infine l’ambito Barolo, sempre con ottimi risultati. Infine le acquisizioni in Toscana per la produzione di vino ma anche di olio. Splendide le etichette, e la loro storia, nate da riproduzioni di tavole grafiche comperate appositamente e conservate in cantina.

Nebbiolo Metodo Classico - ParussoPoi Gowine, associazione che promuove il turismo del vino, ha organizzato l’evento Barolo, Barbaresco & Roero, dove oltre 40 produttori hanno presentato tutte le sfaccettature del nebbiolo, ma non solo. Qui ho incontrato Parusso, una storia di coraggio che passa dal modificare i propri vini per inseguire un sogno diverso, definire quello che oggi è un vero “stile Parusso” che passa tra Barbera, Nebbiolo e Barolo. Anche sperimentando fino ad arrivare a un Metodo Classico Brut 100% nebbiolo. E ancora Vaira che distingue i suoi Barolo tra “femmina” e “maschio” (per la cronaca io ho preferito la femmina Bricco delle Viole) spiegando cartina alla mano le caratteristiche dei vigneti un per uno. Altra storia di famiglia quella di Alario Claudio che da tre generazioni si occupa di viti, ma solo nel 1988 inizia la produzione del suo vino in quel di Diano d’alba. E per l’occasione ha aperto un Barolo 2008….

Barolo Bricco delle Viole - Vairabarolo-2008-alario-claudio

Passano pochi giorni e scende in campo Live Wine rassegna da non perdere per la ricchezza di produttori italiani e internazionali accomunati dalla produzione sostenibile. E in più un parterre di produttori alimentari (dai salumi ai formaggi, dal pane alle spezie) da perderci la testa.

champagne-rose-pinot-meunier-jeauneaux-robinParto da due produttori di champagne: Francis Boulard e Jeaunaux-Robin. Entrambi affiancano a produzioni più tradizionali il “coraggio” di due 100% Pinot Meunier, nel caso di Jeaunaux-Robin un rosé. E con questo assaggio ho decretato il mio personale primato del blanc de noirs in tema champagne.

Rimanendo in Francia mi hanno raccontato la storia della famiglia Les cigales dans la fourmilière dove marito e moglie si contendono il primato della cantina ognuno con le sue bottiglie ed etichette.

les-cigales-dans-la-fourmulliere

Ho toccato con mano la ricerca altoatesina di Lieselehof e Thomas Niedermayr che credono nei vitigni resistenti alle malattie e per questo “ecosostenibili”, fino a realizzare un museo della vite dedicato, scriverne libri o mettere in etichetta l’anno di nascita delle vigne. Se vi capita non fatevi sfuggire i loro Bronner e Solaris.

vitigni-resistenti-lieselehofthomas-niedermayr-solaris-e-bronner

togni-rebaioliInfine la passione e il coraggio di Togni Rebaioli che dalla Valcamonica con la fantasia dei nomi e delle rune camune nelle etichette si confronta con disciplinari che gli impediscono di utilizzare nomi dei vitigni e annata di produzione.

Ecco. Il vino non è solo bibita o bevanda che dir si voglia. È molto di più.

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Il mio #vinitaly2016 fatto di sole donne (o quasi)

In compagnia dell’amica Barbara, compagna di corso sommelier AIS, ho affrontato il mio primo Vinitaly. Un’esperienza decisamente bella e ispiratrice dove abbiamo assaggiato, ascoltato e capito tanti vini. Filo conduttore della visita: ad accoglierci abbiamo trovato quasi sempre donne pronte a raccontarci le emozionanti storie dietro le loro creazioni.

Letrari Quore

Prima visita allo stand della Cantina Letrari di Rovereto. Conosco Lucia Letrari e i suoi vini da molti anni. Produttori di Trento DOC per vocazione, il loro Dosaggio Zero Riserva non può mai mancare nella mia cantina. Nella loro produzione si trovano anche dei rossi potenti (Enantio e Ballistarius tra gli altri) e dei bianchi trentini da non sottovalutare (su tutti il Fossa Bandita).
Nel tempo Lucia è sempre riuscita a stupirmi e questa è la volta del Quore, Trento DOC millesimato “estremo” con un 100% di chardonnay che gli dona un’eleganza e morbidezza difficili da trovare altrove. Abbiamo poi assaporato il top di gamma, l’ormai classico Riserva del fondatore, dove si arriva fino a un 40% di uve pinot nero che lo rendono più strutturato al palato e con un bouquet intenso, difficile da dimenticare. Uno spumante che si produce solo nelle annate buone e che richiede 96 mesi sui lieviti.

La luna e i falò - Vite ColteCasualmente siamo poi passati davanti allo stand di Terre da vino (io non credo alle coincidenze). Occasione ghiotta per scoprire la nuova linea di eccellenza Vite Colte. Siamo in Piemonte, terra di Barbera e Barolo e gli assaggi di La Luna e i falò  da un lato e Paesi Tuoi dall’altro non tradiscono le aspettative. Colore di cui innamorarsi, freschezza al palato mantenendo un giusto apporto di tannini rendono le due versioni di Barbera assaggiate (una proveniente dalla nuova DOC Nizza) un’esperienza da ripetere. Le parole d’amore di Cristina rendono giustizia ai due Barolo dove la potenza delle uve nebbiolo si trasforma in profumi sempre nuovi con il passare della degustazione.

La luna e i falò - Vite ColtePaesi Tuoi - Vite Colte

Ed è ora di allontanarsi anche geograficamente. Ci aspetta Donnafugata che ci aveva non poco incuriosito con la sua presenza attiva sui social media, in particolare Twitter. Anche qui José Rallo - Donnafugatatroviamo una “squadra” di donne pronte a raccontarci come un vino sia il risultato dei sentimenti di chi ci lavora. Cantina siciliana daimolteplici vini che spaziano dal bianco al rosato al rosso fino al passito (per orientarsi qui trovate anche un simpatico test). Non ce ne facciamo mancare uno.
Assistiti da Anna e sotto l’occhio attento di José Rallo che guida insieme al fratello Antonio l’azienda partiamo con Il Prio, Cataratto fresco e profumato ci porta su una terrazza in riva al mare con un crudo di mare ad attenderci. Segue il Lumera un rosato che, premettendo il mio poco amore per il genere, riesce nella sfida di un vino leggero che si apre al palato con sentori floreali e fruttati di tutto rispetto.

Prio - Donnafugata Ben Ryé - DonnafugataMille e una Notte rosso di corpo dove syrah e nero d’avola si fondono in modo equilibrato, tirando fuori una buona complessità odorosa da frutti molto maturi a spezie e sentori tostati. Infine il Ben Rye  passito di Pantelleria da uve zibibbo (o moscato d’Alessandria che dir si voglia). Per intensità e complessità mi ha portato più verso la meditazione più che un accompagnamento al dolce (tipico luogo comune dei passiti). Menzione speciale per le etichette di Donnafugata, delle vere opere d’arte.

Mille e una notte - Donnafugata

Don Anselmo - PaternosterMa un uomo lo avete trovato? Sì ci aspettava nello stand di Paternoster, cantina in
provincia di Potenza, ed era proprio Vito Paternoster che ci ha introdotto all’Aglianico e ai segreti di una Basilicata che con grinta si sta ritagliando attenzione nel nostro Paese. Il vino che più rappresenta Paternoster è il Don Anselmo senza dimenticare il Synthesi al quale va stretto il concetto di linea “base”, tutt’altro. Tornando al Don Anslemo ci siamo trovati di fronte a un vino maschio, senza compromessi, caratterizzato da un ingresso in bocca asciutto e caldo, con una persistenza notevole.

mezzoemezzo NardiniNon solo vini. Ebbene sì abbiamo anche trovato il tempo di prendere un aperitivo ospiti della Signora Nardini dell’omonima distilleria Nardini, che ci ha fatto scoprire il Mezzoemezzo, ovvero come ci si avvicina al pasto dalle parti del ponte di Bassano. Troppo facile tirare in ballo lo spritz, ma qui siamo di fronte a un liquore aperitivo che nasce dall’infusione di 7 erbe amaricanti, piante aromatiche, frutta e si sposa alla perfezione con il seltz.
Poi, quando meno te lo aspetti, musica, bandiere e arredamento di uno stand ci hanno portato al volo a Santiago de Cuba. Il Ron Caney tiene alta la tradizione cubana con dei ron che spaziano tra i Blanco (suggerito per cocktail, ma quello che abbiamo assaggiato andava benissimo anche liscio…) Oro Ligero e Añejo. Quest’ultimo, il più invecchiato e corposo aumenta i profumi e i sentori fruttati e del legno.

Ron Caney

Prima di lasciare Vinitaly c’è solo tempo per celebrare il perfetto matrimonio tra Prosecco e prosciutto San Daniele, protagonista di un interessante iniziativa di social-instant-book o meglio hashtag book, e di far visita agli amici di Vino Custoza, consorzio a tutela dell’omonimo vino della zona tra lago di Garda e Verona. Un bianco fresco e leggero con buona personalità olfattiva che merita maggiore notorietà.

Chiudo questo lungo post con un consiglio su come visitare il Vinitaly: evitate i banchi degustazione delle cantine – banchetti laterali degli stand – dove correte il rischio di assaggiare giocoforza dei vini “base” che vi daranno un’idea sbagliata della cantina e della sua filosofia. Trovate il modo di entrare nello stand, magari con un appuntamento e fatevi dedicare del tempo per entrare in contatto con la storia, il progetto, il sentimento che è dietro un grande vino. Un’esperienza senza prezzo anche per tutti gli appassionati non addetti ai lavori in senso stretto.

Champagne, per brindare a un incontro…

Champagne Chartogne TailletL’incontro in questione è con Ars Vivendi e gli champagne sono ben 5 per una serata di degustazione dall’invitante titolo “Tour de champagne – La montagne de Reims”, ultima di 4 tappe di un’approfondita esplorazione delle bollicine d’oltralpe.

La serata, tenuta presso Milano Bakery, è stata condotta con maestria da Guido Invernizzi, relatore dell’Associazione Italiana Sommelier, profondo conoscitore dei vini francesi e brillante oratore (mi ha fatto venire voglia di iscrivermi al suo corso).
Ecco qui un breve elenco di alcune tra le divertenti curiosità e aneddoti che hanno arricchito la serata.

  • Champagne Jean LallementSe l’invenzione dello champagne è tradizionalmente attribuita all’abate Dom Perignon in realtà aveva rubato il segreto della rifermentazione in Germania e ne ha “solo” sistematizzato la produzione.
  • I tre vitigni principali dello champagne sono pinot noir, chardonnay e pinot meunier.
  • I tedeschi non sono capaci di produrre champagne e mai lo saranno, ma a loro il merito negli anni della guerra di aver salvato economicamente molte case produttrici di champagne, basti ricordare tra gli altri  Krug, Bollinger, Tattinger, Deutz
  • In Inghilterra stanno lavorando bene sullo champagne e vanno tenuti d’occhio.
  • Lo champagne è un ottimo abbinamento a tutto pasto e non solo per il pesce e i crostacei, anche carne fino alla selvaggina (“ci sono bottiglie che possono rompere le corna agli stambecchi”)
  • nei profumi dello champagne si passa dalla boulangerie alla patisserie
  • Il bicchiere del vino, ancor più dello Champagne, va sempre tenuto per lo stelo e mai per la coppa, in modo da allontanare il più possibile gli odori che può avere la mano (profumo, dopobarba, cane del vicino bagnato…) -> “se lo fate vi faccio fare la fine di Muzio Scevola”
  • Non mettete il vino e ancor più lo champagne nella stessa cantina dei salumi….. il tappo di sughero è una spugna e invece di avere sentori di ribes e brioche finirete per assaporare un vino al profumo di capocollo
  • Non necessariamente bottiglie più costose sono più buone. Alla fine della degustazione quello che ci è piaciuto di più è risultato non essere il più caro.
  • Ma soprattutto: per capirne di champagne serve allenarsi bene e berne casse a profusione

Champagne Egly OurietEd ecco i dettagli degli ottimi Champagne della regione di Reims che abbiamo assaggiato, ognuno con sue qualità peculiari:

  • VERZENAY Jean Lallement – Réserve Grand Cru brut
    80% Pinot noir 20% Chardonnay
  • MERFY (Massif St. Thierry) Chartogne Taillet – mill. 2008 brut
    60% Pinot noir 40% Chardonnay
  • AY Gosset Brabant – Cuvée Gabriel Grand Cru mill. 2004 brut
    70% Pinot noir 30% Chardonnay
  • AMBONNAY Egly Ouriet – Vieillissement Prolongé Grand Cru extra brut
    60% Pinot noir 40% Chardonnay
  • BOUZY Jean Vesselle – Oeil de Perdrix Grand Cru brut
    100% Pinot noir

Champagne Jean VessellePersonalmente ho gradito di più il Gosset Brabant, a mio giudizio il giusto livello di “potenza e complessità” per uno Champagne che non si dimentica. Anche l’Egly Ouriet con l’invecchiamento prolungato oltre gli abituali standard e il Jean Vesselle “occhio di pernice” – come il suo colore che si avvicina al rosé, ma non così intenso – sono Champagne che vorrei avere sempre nella mia cantina.

Ars Vivendi è una bella iniziativa nel panorama della vendita online in campo enogastronomico, che si propone come un regional temporary shop in grado di offrire le migliori espressioni di un diverso territorio a rotazione, attraverso il contatto diretto con i produttori a prezzi vantaggiosi.