La mia vendemmia in Trentino

Trentino, regione dai molti terroir che ospitano diversi vitigni e danno origine a vini di sicura eccellenza. Ma chi poteva darmi una panoramica su tutto questo se non Cavit, consorzio che riunisce dieci cantine sociali (4.500 viticoltori) per una produzione annua di oltre 60 milioni di bottiglie? Ed è così che son partito per andare sul campo a vedere dove nascono alcuni dei migliori vini del trentino e a vendemmiare in prima persona.

vistaLa peculiarità del Trentino consiste nel raggruppare almeno 5 aree differenti per terreno, altitudine, esposizione (in altre parole terroir) che permettono una produzione vitivinicola variegata. Senza contare le differenze che poi si possono riscontrare di ettaro in ettaro in una stessa area.

Partendo dal Nord si comincia con il Campo Rotaliano affiancato da Valle dell’Adige e Valle di Cembra poi scendere nella Vallagarina, trovando a ovest la Valle dei Laghi.

Aree del TrentinoPrima tappa le colline affacciate su Riva del Garda, nei pressi del castello di Tenno.

panorama

Qui la viticoltura è eroica con lembi di terra strappati al pendio, difficilmente raggiungibili con i mezzi meccanici e dove trovano casa uve quali traminer e merlot.

Durante la visita ho avuto modo di approfondire la filosofia di sostenibilità di Cavit. Non tanto l’eliminazione completa degli interventi chimici, ma il loro utilizzo in maniera minima/controllata, ponendo sempre l’attenzione sulla tutela dell’ambiente e della salute del viticoltore. A partire dall’impiego del diserbo meccanico (ove possibile) fino alla riduzione dei principi attivi. Altro esempio il dialogo sempre aperto con apicoltori per definire insieme quali interventi andare a mettere in atto.

filari

La forza di un grande consorzio si evidenzia in collaborazioni quali il progetto PICA. Il territorio del Trentino è stato totalmente “mappato”: in pratica per ogni ettaro sono stati registrati conformazione geologica, tipologia di terreno, radiazione solare, altitudine ed esposizione. A questi si aggiungono i dati in tempo reale durante l’anno quali umidità, temperature ecc, per “nutrire” un’interfaccia digitale che offre su diversi device (pc smartphone tablet) preziose informazioni a chi ogni giorno “scende in vigna”.

Ci siamo poi spostati in quella che è la sede di rappresentanza di Cavit sulle rive le lago di Toblino. Maso Toresella è circondato da oltre 6 ettari di vigneti dove ho potuto cimentarmi con la vendemmia di uve Incrocio Manzoni, andando a verificare di persona come si scelgono i grappoli da prendere e quelli da scartare del tutto o in parte.

vendemmiaFinito il “lavoro” mi son guadagnato un pranzo / degustazione =D.

altemasiAperitivo con Trentodoc Riserva Graal 2009 Altemasi, abbinato a speck con pane nero, Trentingrana e salmone, spumante metodo classico prodotto solo nelle grandi annate. Decisamente un ottimo inizio, con perlage fine e continuo dove note agrumate e di frutta candita al naso preludono a un sapore sapido ed equilibrato da una decisa acidità.

A seguire due vini del Maso Toresella: IGT Vigneti delle Dolomiti Bianco Cuvée 2015 e Trentino Doc Riserva Chardonnay 2015. Al mio palato meglio lo Chardonnay, morbido e vellutato con profumi di vaniglia e frutta esotica, ben supportati dalla tipica acidità dei vini trentini. Siamo poi passati a un rosso da abbinare a Straccetti di manzo con uva nera: Teroldego Rotaliano Doc Superiore Riserva 2014 del Maso Cervara. Rosso rubino tendente al porpora porta al naso e conferma al palato sfumature di frutti rossi e neri di bosco. Per finire con il dolce un Trentino Doc Vino Santo 2000 Arèle che ricordo per le tante sensazioni di frutta secca e miele.

Per concludere una gran bella giornata istruttiva sul campo con tanto vino, tante vigne e tante nuove informazioni. Cosa volevo di più?

traminer

Pubblicità

Valpolicella in bicicletta, sulle tracce dell’Amarone.

Valpolicella, zona del Veneto di terra preziosa, dove un ettaro coltivato a vite arriva a costare fino a un milione di euro. Forse per questo si dice che se non stai attento ti piantano una vite pure in testa. E’ la zona dove, grazie alle speciali tecniche di vinificazione, nascono Amarone e Ripasso. L’appassimento controllato nei fruttai da un lato e il “ripasso” sulle vinacce esauste dall’altro, sono le caratteristiche che determinano il successo di due vini riconosciuti in tutto il mondo ottenuti da uve corvina, corvinone, rondinella, molinara e oseleta (più raro l’utilizzo della turchetta).

Molti sono i produttori- spesso imparentati tra loro (i terreni sono il risultato delle spartizioni ereditarie)- e io sono stato a trovarne uno, che oltre ad avere optato per una produzione che privilegia la qualità rispetto alla quantità, sta lavorando per andare oltre alla “sola” produzione di vino.

La Tenuta Santa Maria Valverde ha un produzione di circa 8.000 bottiglie, potrebbe produrne molte di più, ma ha deciso di utilizzare per i propri vini solo l’uva migliore. Alla produzione di vino hanno deciso di abbinare anche l’offerta di turismo cicloturistico. Si tratta infatti della prima cantina in Veneto dotata di bike station, nella quale chi avesse deciso di visitare le colline della Valpolicella in bicicletta può trovare, insieme a un bicchiere di vino, un posto dove effettuare piccole riparazioni al proprio mezzo. E se non hai la bicicletta? E se non sei in forma per affrontare le salite (e in Valpolicella ce ne sono tante)? Nessun problema. La tenuta mette a disposizione delle e-bike di ultima generazione con motore elettrico che “assistono” nella pedalata. Ho avuto occasione di provarla e vi assicuro che rende godibile la visita della zona e dei suoi continui saliscendi.

Ma prima di passare ai vini degustati (chiaro che eravamo lì per quello), per la rubrica “Lo sapevate che…” , alcune curiosità raccolte da Ilaria e Nicola, splendidi padroni di casa insieme all’enologo Paolo Grigolli, “autore” di molti vini pluripremiati, che ci ha accompagnato in tutta la giornata, pedalata compresa.

  • La vocazione vinicola della Valpolicella risale ai tempi dei romani con produzione di vini per i territori germanici. Vini molto alcolici (per poterli conservare nei lunghi trasporti) che venivano per questo tagliati con l’acqua prima del consumo.

  • Ci fosse bisogno di dirlo, non tutti gli Amaroni sono uguali. Per iniziare possiamo suddividere la Valpolicella in tre aree e relativo macro terroir Fumane, Marano e Negrar. Le chiamo impropriamente macro per lasciare intendere come poi ogni ettaro abbia caratteristiche proprie che, insieme alle scelte fatte dai produttori in cantina, influenzano il vino.

  • Il Ripasso era il vino degli schiavi romani. Potevano raccogliere per se stessi solo gli sgarbiroi, l’uva di scarto non maturata e la ripassavano nelle vinacce usate per l’Amarone alla ricerca di un minimo di sapore.

  • Una volta la Valpolicella era conosciuta per numerose colture in particolare frutteti di pesche e ciliegie, oggi in buona parte soppiantati dalla vite.

  • Per il migliore appassimento delle uve nella produzione dell’amarone vengono usati esclusivamente grappoli spargoli ovvero radi, con spazio tra un acino e l’altro dove possa circolare bene l’aria.

Ma veniamo alla degustazione. Per prima cosa ho potuto “assaggiare” un campione dell’Amarone 2016 nella splendida taverna in cantina. Ben lontano da cosa diventerà, ma allo stesso tempo affascinante per quello che già lascia intravedere al naso e al palato.

E per apprezzare al meglio quanto detto sulle diversità dei vari Amaroni, alla degustazione abbiamo trovato oltre ai vini della tenuta Santa Maria Valverde anche quelli di un “vicino”. Il secondo produttore è l’Azienda Agricola Novaia, storico produttore della valle di Marano. Per entrambe le cantine abbiamo degustato un Valpolicella Ripasso e un Amarone.

Valpolicella Ripasso DOC Classico 2014 – Novaia
Annata difficile caratterizzata dal doppio delle precipitazioni che hanno reso faticosa la maturazione. Nonostante questo il vino risulta il linea con lo stile della cantina, rosso rubino intenso e caratterizzato da freschezza fino al confine dell’acidulo, struttura e persistenza di frutta rossa matura superata però dalla presenza di spezie e mineralità. In sintesi un vino decisamente “bevibile”.

Valpolicella Ripasso DOC Classico 2012 – Tenuta Santa Maria Valverde
Rosso rubino intenso con riflessi violacei, è un vino che grazie alla doppia fermentazione porta al naso sentori di confettura di frutti rossi (in particolare mirtillo, ciliegia, prugna). A seguire caramello, essenze tostate e vaniglia (grazie ai 6 mesi passati in barili di rovere) che si allargano in bocca a spezie in particolare pepe.
I terreni di tufo vulcanico e l’utilizzo di soli tini troncoconici regalano una decisa morbidezza.

Amarone della Valpolicella Classico DOC 2009 – Tenuta Santa Maria Valverde
Le uve sono le medesime del Ripasso, la differenza la fa principalmente l’appassimento e i 30 mesi in barili di rovere di media tostatura che vanno, tra l’altro a limare l’acidità. Il risultato è un vino complesso, ricco di sfumature a partire dal colore che dal rubino intenso punta al granato. Si fa sentire la frutta rossa matura in confettura, dalle amarene ai lamponi.

Amarone della valpolicella Classico DOCG Corte Vaona 2012 – Novaia
Anche in questo caso si presenta un vino più da bere che degustare, più fresco che morbido, più facilmente abbinabile con il cibo. Nonostante sia piuttosto giovane per la tipologia di vino è comunque pronto con una buona struttura, sebbene lasci intravedere margini di miglioramento soprattutto dei profumi terziari.

Insomma ho passato una splendida giornata pedalando, bevendo e imparando tante cose. E mangiare? Beh, se passate da queste parti non fatevi scappare la tradizionale pastissada de caval (uno stracotto di carne di cavallo) con la pasta fresca, come quella che ho mangiato alla “Trattoria dalla Bice“, accompagnata da un buon bicchiere di Valpolicella Classico.

Potrei raccontarvi ancora di come sia interpretato il biologico da queste parti, di come la zona sia ricca di reperti romani inclusi templi che stanno rivedendo la luce in questi mesi e tante altre cose, ma secondo me fate meglio ad andare direttamente sul posto, a farvelo raccontare direttamente 😉

Alla scoperta dei sassi di Matera

“Dai dai andiamo a vedere i sassi”
“???”
“Quelli di Matera, dicono che siano bellissimi”
“ahhh va bene andiamo”

Ecco. Così, durante le vacanze estive in Puglia, abbiamo fatto una deviazione per due giorni a Matera. Alla scoperta dei Sassi.

Panorama di MateraUna vera scoperta che mi ha coinvolto per il suo fascino senza tempo e senza eguali, non per niente Patrimonio dell’Umanità Unesco. Quasi un anacronismo vedere integre e visitabili queste abitazioni sotterranee scavate nella roccia.
Indispensabile una visita guidata (come quella che abbiamo fatto noi con infomatera) per poter aggiungere tutte le informazioni di carattere storico che aiutano a entrare nello spirito di Matera. Scoprirete così come Matera sia passata dalla definizione di “vergogna nazionale”, quale simbolo di un mezzogiorno arretrato nel dopoguerra, a Capitale della cultura Europea nel 2019, passando per lo sgombero forzato dei sassi per decreto di De Gasperi, il loro abbandono e il recupero a partire dal 1986 grazie a una legge nazionale. Una vera dimostrazione di forza di volontà e “voglia di vivere”: non per niente è stata la prima città del mezzogiorno ad essersi ribellata all’occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale. A scuola mica me lo avevano raccontato…
E poi Matera non è solo sassi ma anche architettura barocca nella parte alta della città come nell’affascinante Chiesa del Purgatorio.

Chiesa del Purgatorio MateraTornando ai sassi le abitazioni venivano costruite scavando inizialmente un primo ambiente nella roccia per poi essere allargate con altre “stanze” a seconda delle esigenze familiari (incluse “stalle” per gli animali che vivevano insieme agli uomini). Con la roccia scavata venivano costruite le facciate o gli ambienti esterni al sasso. Tra i sassi oltre alle abitazioni da non perdere le chiese rupestri, importanti testimonianze di come si potesse vivere mantenendo l’equilibrio con la natura nello sfruttamento delle risorse inclusa acqua e roccia.

Chiese rupestri - MateraDove abbiamo alloggiato
Sant'Angelo Luxury ResortNei sassi ovviamente, al Sant’Angelo Luxury Resort, un albergo diffuso. In pratica ogni stanza, così come la reception e il ristorante con terrazza panoramica è un “sasso” perfettamente ristrutturato con accesso direttamente sull’esterno di un “labirinto” di piccole scalinate, viottoli e cortili comunicanti. Un’esperienza da non mancare (anche se i costi per notte non sono proprio popolari).

Sant’Angelo Luxury Resort ****S
piazza San Pietro Caveoso – 75100, Matera
Tel. +39 0835 314010 | Fax +39 0835 314735
eMail: info@hotelsantangelosassi.it

Dove abbiamo mangiato
Ristorante BaccantiIl Ristorante Baccanti è anch’esso scavato nei sassi (a due passi dall’hotel) ed offre un menu molto interessante costruito a partire da ingredienti del territorio.
Noi ci siamo divisi i piatti e abbiamo assaggiato quasi tutto il menu. Tra quelli che ci hanno colpito di più
– Podolico affumicato ai trucioli di castagno
– Flan di caciocavallo Podolico 18 mesi del castello di Uggiano con la salsiccia pezzente di Giovanni Ciliberti
– Capuntini con cicorielle e cruschi su passatina di fave
– Guancia di vitellino con spuma di patate al timo

Il tutto accompagnato da un Aglianico del vulture che pur non essendo una riserva ha dimostrato di poter dare un valore aggiunto a tutte le portate: Synthesi della cantina Paternoster.

Baccanti Ristorante
Via Sant’angelo, 58-61
75100 Matera
Telefono: +39 0835 333704
Mobile: +39 320 5663533
eMail: info@baccantiristorante.it
Chiuso la domenica sera e il lunedì

Cosa portarsi a casa
La Pupa di Matera © Il BottegaccioPer oggettistica e prodotti artigianali l’indirizzo è Il Bottegaccio storico laboratorio di artigianato locale. Tra i prodotti più caratteristici segnalo i timbri per il pane (utilizzati in passato per riconoscere la propria pagnotta quando veniva portata a cuocere nel forno comune), i fischietti tipici “cuccù” che venivano non solo regalati ai bambini, ma fungevano anche da simbolo di promessa d’amore (più grande e decorato e maggiore la promessa) e le Pupe, oggi in terracotta e in passato realizzate anche in caciocavallo e usate come ciucci per i bambini piccoli unendo la cura per la crescita dei denti all’apporto di calcio.

Il Bottegaccio di Daddiego Mario & C.
Via Madonna dell’Idris, 10
75100 – Matera
Tel. e Fax 0835.311.158
e-mail: info@ilbottegaccio.it

E se invece volete portare a tavola dei prodotti tipici di Matera, della sua regione e in generale del sud Italia il negozio che fa per voi è Sapore dei Sassi. C’è da perdersi tra tutti gli scaffali dove, insieme a una selezione di vini molto accurata di piccoli produttori, trovano spazio chicche come peperoni cruschi (peperoni fritti che diventano tipo patatine), tartufo estivo dell’appennino, pane dei sassi, pistacchi della Basilicata, formaggi (dal caciocavallo podolico al caprino al finocchietto), numerose conserve (involtini di melanzane, zucchine alla scapece, pomodorini acqua e sale), cioccolato di modica ecc. ecc. ecc. Che dire, noi lo abbiamo svaligiato. E se non resistete prima di andare di persona, sul sito potete comprare direttamente e aspettare tranquillamente a casa.

Sapori dei Sassi srl
via Bruno Buozzi,9
75100 Matera ITALY
Tel: +39.0835.314262
Email: info@saporideisassi.it

Ferrari World, Waterworld e YAS Racing School: adrenalina e divertimento ad Abu Dhabi

“Andiamo in vacanza ad Abu Dhabi?”
“ok ma solo per il mare?”
“No tranquillo che ti diverti….”
Vero. La parte del leone #inAbuDhabi la fanno i parchi divertimento.

Da Maranello a tutta velocità
Innanzitutto il Ferrari World, parco divertimenti ispirato e promosso dal cavallino di Maranello. Come molti parchi tematici basa il suo successo su due/tre attrazioni molto “forti” e un insieme di altre minori. Se cercate adrenalina non potete mancare Formula Rossa il rollercoaster più veloce del mondo in grado di farvi provare la stessa G force di una vettura di Formula 1. L’impatto è effettivamente mozzafiato con una partenza impressionante e una prima parte con velocità e inclinazioni vertiginose. Per i più timorosi vale la pena segnalare che la durata del giro è piuttosto breve per cui si può ritornare a respirare dopo circa un minuto.

Il secondo rollercoaster, Fiorano GT Challenge, è decisamente meno “sconvolgente” pur mantenendo un buon livello di adrenalina e si caratterizza per un doppio binario parallelo dove si “sfidano” due convogli. Nell’area denominata “Thrill” ci sono poi un videogioco/simulatore di Formula 1 Scuderia Challenge con gara tra i partecipanti (decisamente difficile da guidare anche con cambio automatico) e un piccolo circuito di Kart molto divertente (quello che insieme a Formula Rossa richiama le code più lunghe).

FIorano GT Challenge

Completano il parco alcune attrazioni dedicate alla famiglia (proiezioni 4d, cinema/simulatore, museo auto Ferrari, visita virtuale alla fabbrica di Maranello, Minitalia e altre) e in special modo ai visitatori più piccoli con area attrezzata per climbing e Pista Junior Grand Prix. Qui l’elenco completo delle attrazioni.

Non possono mancare momenti di animazione da parte di attori che impersonano improbabili meccanici italiani o mascotte mega pelose (vogliamo farci mancare il nostro Mike di Mirabilandia o Prezzemolo di Gardaland?).

Ferrari World @ Abu DhabiParco non molto affollato (eravamo al 25 Aprile) e anche per questo poca attesa su tutte le attrazioni. Poco utili nell’occasione i biglietti premium che permettono a seconda del costo di avere 3 fast lane (illimitate per la versione gold). Occhio che tra un biglietto bronze standard e un uno gold il prezzo raddoppia. Esiste anche un biglietto combo che permette di vistare nello stesso giorno o in due giorni diversi Ferrari World e Waterworld.

Scivoli e relax a Waterworld
Personalmente non sono mai stato in uno dei grandi parchi acquatici italiani per cui difficile fare paragoni, ma Waterworld a me è sembrato una buona struttura con numerose attrazioni in grado di soddisfare i gusti di grandi e piccini.

Waterworld @ Abu DhabiAnche qui vige la regola del “primo al mondo” con uno scivolo verticale che permette un loop a 360° e un rollercoaster acquatico mai visto prima.

Numerosi gli scivoli con diversi livelli di adrenalina, da fare da soli o di gruppo in modalità rafting, ai quali si affiancano una piscina con moto ondoso, uno spazio onde surf e aree con miniscivoli dedicati ai più piccoli. Per un completo relax numerosi i lettini con ombrellone a disposizione, noleggio asciugamani e possibilità con extra di prendere una “cabana”, ovvero un gazebo dedicato con acqua e frutta.

Pronti partenza… Via!
Come si dice ultimo ma non ultimo la pista di Formula 1 che accoglie la molto ben organizzata Yas Marina Circuit Racing School in grado non solo di preparare professionisti per la patente di guida FIA, ma anche di mettere in pista i piloti più inesperti come il sottoscritto per un’esperienza “once in a lifetime”.

Yas Marina Circuit Racing SchoolTante le driving e le passenger experience che vanno dalle Aston Martin GT4 passando per le Camaro, Drift challenge, Dragster e Formula YAS 3000…

Ecco quest’ultima è quella che mi aspetta. Si inizia alle 20.30, pista illuminata a giorno, accoglienza con conferma della prenotazione e assicurazione on top di 50 euro (se mai facessi un danno alla vettura tocca rimanere qui a zappare il deserto per 20 anni minimo). Per poter accedere alla prova oltre ad avere una patente valida, ci sono alcuni limiti fisici determinati dalle vetture (altezza tra i 160 e 188 cm – rientro per un pelo – e peso non superiore a 105 kg.).

Yas Marina Circuit Racing School - briefingSala d’attesa e poi briefing. L’auto che guiderò è una formula 3000, 250 cavalli V6 Cosworth e velocità massima vicina i 300 all’ora. Poche cose ma importanti: il cambio è manuale al volante, ma la frizione la si usa solo per accendere la vettura e inserire la prima marcia. Vietati sorpassi e l’auto dell’organizzazione in testa detta il passo. Della pista originale di circa 5km se ne utilizzerà solo una parte (comunque di 3 km con un gran bel rettilineo). Occhio a non toccare i cordoli.
Prima di scendere in pista con i bolidi si fa un giro di pista in carovana con delle Clio dotate di collegamento audio con l’istruttore per prendere confidenza con la pista (in questo giro è possibile  avere a bordo un passeggero). I punti frenata sono segnalati da due coni rossi sul lato, un cono giallo segnala quando impostare la curva e un cono verde la corda della curva interna a cui puntare sterzando. Tutto facile. Almeno sulla carta.

Un po’ di attesa. Siamo divisi in due gruppi che si alternano prima sulle Clio e poi sulle F3000 e nel mentre stanno finendo dei giri di pista una passenger experience a bordo di una simil endurance a due posti.

Yas Marina Circuit Racing School

Poi via. Ovviamente al primo tentativo l’auto si spegne, ma riparte subito e sono in pista. Fin dalla prima curva mi rendo conto che è facile da guidare. L’adrenalina sale copiosa. Qualche problema iniziale con le cambiate, bisogna prendere l’abitudine a fare salire di giri il motore molto più di quanto non si faccia con un’auto da strada (vengono in aiuto le lucine verdi-gialle-rosse sul cruscotto). Durante l’experience che dura una ventina di minuti ci sono anche un paio di ingressi ai box per poter riorganizzare i partecipanti in gruppi omogenei tra veloci e più lenti, ognuno con la sua “safety car” davanti a dettare il ritmo. Il tutto a garanzia di un’esperienza appagante per tutti.

Ecco. A descriverla in poche parole siamo a una via di mezzo tra entrare nel camera car di Formula 1 e proiettarsi dentro un videogioco di ultima generazione. Un’esperienza indimenticabile. Il costo? Anche quello indimenticabile, a partire da circa 400 euro.

Un weekend da castellana, in visita al Festival del Risotto di Biella

Che mi piacciono i risotti non è una novità (vedi ad es. qui e qui).

Amo il riso anche bollito e in brodo e trasformarlo in risotti, accostando ingredienti di ogni tipo, mi mette gioia. Quindi, quando un giorno casualmente leggendo un tweet, ho scoperto dell’esistenza del Festival del Risotto, ho subito deciso che avrei dovuto visitarlo.

Festival del RisottoIl festival non può che svolgersi in una delle zone che ci regala fantastici risi italiani, quella tra le province di Biella e Vercelli. Nato da un’idea di Edoardo Raspelli, giornalista e conduttore della trasmissione televisiva Mela Verde, il Festival, giunto alla 5° edizione, si svolge dal 17 aprile al 2 giugno e produce e serve decine di tipi di risotti, realizzati da chef della zona. Continua a leggere

Come si mangia ad Abu Dhabi?

Cucina cinese, francese, italiana, mediorientale, giapponese a voi la scelta. Durante la nostra vacanza #inabudhabi abbiamo potuto scoprire come infinite siano le alternative a disposizione per una cena nella capitale degli Emirati Arabi.

Il livello generale dei ristoranti è molto buono e solitamente rimangono all’interno dei principali Hotel. Allo stesso modo alti sono i conti che arrivano a fine pasto (direi “milanesi”). In media si spendono 75/100 euro a persona per una cena con antipasto, portata principale e dolce. Attenzione ai prezzi: come indicato sui menu, sono espressi in AED (pari a circa 0.25 euro), ma ricordate che va aggiunto il servizio (10%) e la tassa turistica (6%).

Beach House @ Park Hyatt Abu DhabiNoi abbiamo assaggiato la cucina di due dei tre ristoranti del Park Hyatt Abu Dhabi Hotel and Villas. Il Beach House come dice il nome fa della location un punto di forza con tavoli anche all’aperto per godere della vista sulla spiaggia di Saadiyat. Si caratterizza per una cucina Mediterannea dove a tapas e insalate si affiancano starter e main course dai sapori decisi ma non esagerati. Tra quanto assaggiato consiglio il gazpacho, la tagliata di Angus e i gamberi impanati.

Continua a leggere

Springbreak 2015 – Relax e adrenalina ad AbuDhabi

Arriva aprile e con lui la stanchezza che inevitabilmente ti piomba addosso a primavera. Ma non solo, vuole ormai la tradizione di famiglia che il compleanno del piccolo (ormai grande) di famiglia lo si festeggi in qualche bel posto. Brief del ragazzo: un posto dove stare spiaggiati e non ci sia da andare in giro come l’anno scorso (parlava di Parigi). Dopo un po’ di cazzeggio vario ed eventuale online a caccia di destinazioni, @lamentore dice: visto che è cliente dell’agenzia da diversi anni e la collega che se ne occupa dice che è il posto giusto per rilassarsi ed essere viziati, perché non andare #inAbuDhabi? Detto. Fatto. E le aspettative non sono state tradite: se serve staccare la spina per farsi viziare, coccolare e servire di tutto punto questa è la destinazione giusta!

Moschea di AbuDhabi

Continua a leggere

Weekend a Venezia

“Ma quanti anni hai?”
“Che domanda lo sai benissimo”
“E non sei mai stato a Venezia?”
“No”
“Allora ti ci porto io…”
Così è nata l’idea de @lamentore di portarmi a Venezia.

Il fascino senza tempo
Venezia, per quanto ti fai l’idea di un posto particolare, riesce comunque a essere più emozionante di come te la immaginavi. Le calli e i canali visti dal vivo ti lasciano a bocca aperta ed è curioso mettere a confronto la reazione di tutti i turisti con quella dei “locali” che si muovono con indifferenza tra un vaporetto e l’altro, come me quando prendo un qualsiasi autobus di Milano. Continua a leggere

Prenotare un ristorante a Parigi e anche in Italia

Durante un weekend lungo a Parigi cercavo di prenotare un posto dove cenare partendo da consigli di amici, recensioni ecc. Sul sito di un bistrot mi sono imbattuto nel sistema di prenotazioni La fourchette e mi si è aperto un mondo.

fourchetteCome funziona
Semplice come un vero servizio 2.0. Un’app + un sito dove cercare un ristorante per zona, su cartina, per tipologia e per prezzo, insieme alle recensioni degli utenti. Versione francese la fourchette e versione inglese the fork. Tutto ok: in due click o tap hai la conferma del posto anche per prenotazioni a distanza di pochi minuti, senza bisogno di nessuna conferma via telefono o altro. Continua a leggere

A Budapest, turista per caso

No, non sono andato in Ungheria in compagnia di Patrizio Roversi o  Syusy Blady. Capita che per girare uno spot devo passare tre giorni a Budapest dove però tocca lavorare di notte, per cui le giornate rimangono a disposizione (a eccezione del tempo di recupero, ma si sa che di giorno si dorme meno che di notte).Panorama di Budapest

Dov’è finito l’est e il comunismo?
La prima cosa che colpisce arrivando a Budapest è notare come negli anni sia diventata una capitale europea “all’occidentale” a tutti gli effetti. Le auto in circolazione sono assolutamente comparabili a quelle di Milano (ok qualche Fiat in meno) e i palazzi, fatta eccezione per quelli di rilevanza storica, sono molto simili. Se in particolare ci si aggira in periferia è un attimo credere di aver girato l’angolo a Gratosoglio.
Ancora. Il bel centro pedonale accoglie le vetrine delle principali marche che puoi trovare in Corso Buenos Aires a Milano da H&M a Zara a Tommy Hilfiger fino ad Armani. La vera differenza è che qui c’è pure Starbucks…
[quando 
potrò avere il mio 
‎Frapuccino in Italia? ma questa è un’altra storia…]

Lezione di storia in un paio d’ore
House of TerrorUna cosa assolutamente da non perdere a Budapest è la House of Terror, non un parco divertimenti horror, ma un museo che racconta come l’Ungheria sia sopravvissuta a due regimi del terrore passando senza soluzione di continuità  dall’occupazione Nazista alla dominazione Russa. Il museo è allo stesso tempo un monumento a ricordo di tutti coloro che sono stati incarcerati, torturati e uccisi all’interno del palazzo e il luogo dove trovano testimonianza tutti i sacrifici che il popolo ungherese ha fatto per la ricerca della libertà.
Personalmente in due ore di visita ho recuperato un pezzo di storia che mi era quantomeno nebuloso. La mostra è ben curata anche se parte dei filmati storici sono in ungherese non sottotitolati in inglese. In compenso chiedete alla cassa le fotocopie in Italiano delle “note esplicative”, valido supporto per la visita.

Tramonto su BudapestIl bel Danubio blu tra Buda e Pest
Poche parole per esprimere il mio amore per tutte le città  attraversate da un fiume e se questo è il Danubio…
Bellissimo e affascinante, è il teatro di tramonti indimenticabili.
Ovviamente numerose le possibilità per fare gite sul fiume piuttosto che cene su imbarcazioni di ogni tipo dal barcone turistico dove conta solo il numero degli ospiti a scafi di lusso con ristoranti di pari livello.

Il Danubio divide geograficamente le due anime della città , Buda e Pest. Se Pest è la parte più  moderna e pianeggiante, Buda è considerata la parte più  antica e storica che accoglie il castello e la cittadella su una collina.

Mangiare a Budapest
Pochi i pasti “locali” che ho consumato durante il mio soggiorno, ma abbastanza per farsi un’idea di quanto ci sia nella cucina ungherese al di là del celeberrimo gulasch. Tanta carne (anche volatili tipo anatra e pollo sugli scudi), poco pesce, principalmente di acqua dolce (ma va?) e una predilezione per il paté di cui pare siano gran produttori e consumatori. 

Tre fattarelli
Come direbbe il trio Medusa o Danilo da Fiumicino tre fattarelli su Budapest con tre foto a supporto.

  1. I tram di Budapest sono praticamente identici a quelli di Milano.
  2. Sui cartelli delle vie sono indicati i civici dell’isolato.
  3. Potete incontrare pullman “acquatici” che uniscono il giro della città alla navigazione nel Danubio.

Tram a BudapestNumeri civici di BudapestRiverRideBonus: nonostante un parco auto “occidentale” è ancora possibile trovare delle splendide Trabant.Una Trabant a Budapest

Quindi?
Confesso che di mio non ci sarei mai andato, ma adesso un pensierino di tornarci con la famiglia per un weekend lungo ce la sto facendo…
Parlamento di Budapest